Le Guerrilla Girls sono un collettivo di artisti e attivisti femministi anonimi e questa è la loro storia di come abbiano portato un’attenzione diffusa sui temi del sessismo e del razzismo nel mondo dell’arte.
Da dove nascono le Guerrilla Girls
New York Primavera 1985:
Il Museo Di Arte Moderna dava vita alla mostra ” “An international Survey of Recent Paiting and Sculpture”. Questa mostra affermava di “esaminare i più importanti pittori e scultori dell’epoca ” : 165 artisti di 17 Paesi diversi esponevano le loro opere.
165 artisti di fama mondiale così divisi: – 13 donne – Artisti di colore che avevano un percentuale ancora minore e non c’era traccia di donne tra loro.
Così sette donne lanciarono le Guerrilla Girls in risposta alla mostra: utilizzando la cultura jamming sotto forma di poster, libri, cartelloni pubblicitari e apparizioni pubbliche per denunciare la discriminazione e la corruzione. Per rimanere anonimi, i membri indossarono -lo fanno tutt’ora- maschere di gorilla e usano pseudonimi che si riferiscono ad artiste decedute. “Principalmente, volevamo che l’attenzione fosse concentrata sulle questioni, non sulle nostre personalità o sul nostro lavoro”. Guerrilla Girls –
Nuovo Format
“Dovevamo avere una nuova immagine e un nuovo tipo di linguaggio per fare appello a una generazione più giovane di donne”
Si resero conto da subito che gli strumenti degli anni ’70 come picchetti e marce erano inefficaci vista la facilità con cui il MoMA ignorò 200 manifesti dal Caucus Femminile per l’arte, “Dovevamo avere una nuova imagine e un nuovo tipo di linguaggio per fare appello a una generazione più giovane di donne”, ricorda una delle Guerrilla Girls fondatrici “Luibov Popova”.
Così le prime attiviste hanno affrontato questioni cupe e poco divertenti come la violenza sessuale, ispirando le Guerrilla Girls a mantenere intatto il loro spirito, avvicinandosi al loro lavoro con arguzia e risate, prevenendo così un contraccolpo.
Sono passati più di 30 anni e le Guerrilla Girls sono più politiche che mai, più consapevoli, più agguerrite di quanto lo fossero in quella primavera del 1985.
Nel 2006 hanno lavorato su un video che accusa la mancanza di diversità presso il Minneapolis Institute of Art, non contente hanno realizzato un enorme cartellone pubblicitario che denuncia come i collezionisti d’arte miliardari esercitino sempre più controllo sui musei. Infine al Tate Modern, hanno lanciato il Guerrilla Girls’ Complaints Department, che permette ai visitatori di esternare qualsiasi problematica stia loro a cuore, comprese critiche aperte al museo in questione.
Sono tra noi, ma mai saprai chi sono.