Nono Mese
Mamma Pazza-End of Game
Sono una mamma incinta grossa, ma che dico, grossissima, che cerca di arrivare ai giochi sul lungomare assieme alla figlia seienne tentando di mantenere una certa dignità ovviamente senza risultato. Il decoro non mi appartiene più.
- Sudo anche con meno 30 gradi.
- Ho le infradito anche se è aprile perché le scarpe chiuse sono un mero ricordo.
Tutto questo diventa ancora più lampante quando finalmente arrivo alla meta e la mia amica doc genitrice di due bambini con parto epidurale vedendomi arrivare ciondolante sgrana gli occhi e sillaba: .
“Giornoperfetto sei enorme”
Eco nella mia mente : ” Giornoperfetto sei enormeeeeeeee” WTF. Cioè detto da chiunque farebbe sorridere ma, se te lo dice una dottoressa con tre specializzazioni, prima laureata di tutta la regione Marche con un QI di un milione qualche alert la tua mente te lo lancia. Se tutto quello che le sue sinapsi saldamente collegate sono riuscite a creare è : SEI-E-NOR-ME. Diciamocelo un problema forse lo ho.
Che non mi veda più i piedi penso sia normale, che non riesca ad allacciarmi le scarpe pure. Ma che le mie braccia non arrivino allo sterzo perché il raggio della pancia è più lungo di loro forse un pò meno. Ma siamo o no, noi mamme, dotate di super poteri?
NO.
Non lo siamo. Anzi siamo affaticate, con meno energie del solito, private del sonno e con una quintalata di ormoni di troppo. Siamo dei pericoli ambulanti ecco cosa siamo.
Come ieri ad esempio:
Scena:
Montata della rabbia:
Guido tentando di portare figlia uno ai giardinetti per un pò di svago madre/figlia, sentendomi un pò la super-eroina de noi altri, pronta ad investire chiunque si frapponga tra noi e il parco perché cascasse il mondo ce la porterò.
Rabbia tipo 1:
Eravamo praticamente ferme in coda nel traffico e niente, inizio a perdere la pazienza. La vescica stava per scoppiare, Feto Grande tirava manate e pugni e avevo bisogno di alzarmi da quel cavolo di sedile scomodo. Mi ritrovo a serrare gli occhi e rivolgendo tutta la mia rabbia interiore a chi mi stava difronte iniziai a mandare messaggi subliminali con lo sguardo di Carrie lo Sguardo di Satana :
Rabbia tipo 2:
“Ehi tu che vai a mezzo km orario ti rendi conto che devo raggiungere il parco prima di partorire? Hai capito che ti passo sopra con tutta la potenza della mia rabbia? Cosa ti guardi?! Lo so che pensi che io non debba guidare, ma non sono malata sono incita! Ehi vuoi muoverti?!”
Decompressione:
Socchiudo gli occhi e mi accingo a sorpassare l’ignaro guidatore quando Maria mi desta dallo stato di momentanea incapacità di intendere e volere e anche di guida, lo ammetto.
“Forse mammina è il caso che ci rilassiamo tutti, respira, fai come me. Dallo specchietto retrovisore vedo una testolina dietro che chiude gli occhi e inala aria col naso.
Forse eh? E ancora una volta la saggezza dei suoi sei anni mi riporta alla realtà. Respiro. Ma do cazzo volevo andare che è anche rosso poi… Ecco perché era fermo.
Questo è l’andamento del nostro nono-santissimo-mese.
Cose da fare: Nome ✔️
Abbiamo il nome di Feto Grande che è stato deciso da Maria in barba al disprezzo del padre che non solo si è visto volare via l’ultima speranza di avere un erede con cui giocare al papà felice che fa il procuratore calcistico e lo rende ricco, ma anche la possibilità di scegliere il nome.
Il ruolo principale dell’assegnazione del nome proprio di persona di Feto Grande lo ha avuto maestra di religione che durante una lezione ha chiesto alla classe “Disegnate da chi siete amati”.
Maria ha così disegnato la sua casa con il :
- papà
- la sottoscritta
- Lucia.
Ecco come viene ripristinato il caos in casa nostra: con un disegno di una bambina di sei anni. Infondo io, alias Mamma pazza, non avevo idea di che cavolo di nome scegliere, sapevo solo che dovevo boicottare tutti quelli scelti da M. Senza un motivo reale.
La Grande Pasqua ✔️
Siamo al tre di Aprile e Feto Grande doveva già essere stato sfrattato, ma a quanto pare sono un posto comodo in cui stare. Domani è Pasqua e tutti vogliono Mamma Pazza e la sua famiglia di superstiti a casa da loro.
“Vieni da noi così non ti stressi” è il Whatsapp che ci arriva da tutta la famiglia. Certo. Non mi stresso. Come no. Spero di partorire a Pasqua. Non mi avrete mai cari membri della famiglia dal tocco sul pancione facile.
Come dicevo è la vigilia di Pasqua , sono all’ospedale e sto facendo un monitoraggio. Dal tracciato risulta che Feto Grande non ha voglia di uscire. Mi hanno dato bevande, biscotti ma niente. Tracciato piatto. Dopo un’ora mi spediscono a fare l’eco.
Quando apro la porta della stanza dove farò la visita ginecologica trovo C. di turno, sono commossa, grazie Dio, Buddha, chiunque tu sia. Grazie. Sei la persona che mi salverà. E lo so perché la mia amica doc (alias Pippi) me ne aveva parlato quel fatidico giorno sul lungomare:
“C. è un bravissimo ginecologo senza troppi peli sullo stomaco. Se pensa che sia il momento giusto ti fa la scollatura delle membrane e parte il travaglio.”
Pippi docet
“Si stenda e scopra la pancia” Mi dice senza alzare gli occhi dal monitor del pc.
Non fiato ed eseguo sorridendo. Ci siamo! Ci siamo!
Si alza, indossa i guanti e si ferma davanti alla mia pancia: “Ma la stima del peso di Feto Grande di quanto è stata?”
“Il peso di Feto Grande?” Dico senza riuscire a nascondere la felicità “3,5kg al massimo”
E mentre poggia la sonda mi annuncia:
” Più un kg. Facciamo la scollatura prima che diventi più grande e siamo costretti a fare il cesareo” Prende altri due parametri e chiude la visita con queste parole: “Torni a casa, prepari la valigia e ritorni qui. Se tutto va bene partorisce domani”.
Ed io eseguo felice come una Pasqua, per l’appunto. Sono Mamma Pazza tre metri sopra il cielo.
Epilogo
Ora vorrei raccontarvi dell’ostetrica fantastica che ha parlato del suo desiderio di andare con le onlus in Asia per dare una mano alle donne incinte mentre mi visitava o del personale sanitario che durante la notte del travaglio ha aperto un toto scommesse su quanto pesasse Feto Grande e del fatto che arrivate le contrazioni vere che mi impedivano di camminare lungo il corridoio per raggiungere il letto ostetrico abbia pensato: ” Diamine, prendete il bisturi e apritemi qui in corridoio, giuro non vi denuncio”. Forse l’ho anche urlato.
Eppure tutto ciò che mi resta di quella notte in ospedale sono quelle camminate avanti e indietro nel corridoio in cui 6 anni prima io e M. abbiamo lasciato il solco.
“M. capì che le contrazioni si facevano più vicine perché iniziai a fermarmi a dei punti fissi. Tre passi e mi fermavo all’estintore. Uno, due ..ed ecco la pianta. Altri 3 passi la porta della sala delle ostetriche. Tre passi la porta di uscita. 3 passi la camera della donna che urlava “Sto morendo” . 3 passi il bagno. E ci ridevamo su. (lui più di me per ovvie ragioni).
tratto dai miei ricordi indelebili
Ed è così che da sola in corridoio come sono iniziate le contrazioni ho contato il ritmo del travaglio attivo con i passi: a tre a tre.
1,2,3 Stessa pianta.
1,2,3Stesso estintore.
1,2, sorrido tra me e me : urla di morte più o meno invariate.
Tre passi alla volta senza ironia con tutta la crudeltà e coscienza di chi sa di non essere sola anche se lo è.
Il resto è una storia splatter fatta di dolore, un vitello di 4kg uscito da parto naturale senza epidurale e voto di castità. Mai più diamine.
Benvenuta Feto Grande.
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